“Lo sai, è il nostro segreto …”

Durante uno dei miei frequenti passaggi alla trasmissione “Le parole della settimana” su RAI 3, ho avuto l’onore di conoscere Erik Zattoni che in qualità di ospite era venuto a raccontare la sua vera storia personale.

Grazie alla perseveranza e alla costanza di questo uomo fantastico, la storia è già stata resa pubblica alla cronaca, nonostante le innumerevoli difficoltà.

Da oltre 30 anni sta lottando per avere giustizia.

Sono rimasto veramente colpito dall’intensità del racconto e alla luce della recente uscita del libro “SODOMA”, ho ritenuto sollevare l’argomento.

Ho deciso, così, di intervistarlo e raccontare la sua storia a modo mio:

(C’era una volta …)

Era una giornata di sole di fine settembre. Quel giorno arrivammo alla chiesa dopo essere stati alla scuola materna a prelevare i bambini per portarli a casa. Tutti i giorni aiutavo il Don, la mattina e il pomeriggio, a controllare i bambini durante il tragitto dalla scuola a casa. Arrivati in sacrestia il Don mi chiese di aiutarlo a sistemare alcuni libri nel suo studio. Accettai e lo seguii ignara di quello che, poi, sarebbe successo. Entrati nella stanza, mi accorsi che lui chiuse bene la porta e mi disse: “Emma… siediti sul divano mentre sistemo”. Dopo pochi istanti, con una scusa scontata, si sedette al mio fianco ed iniziò ad accarezzarmi il ginocchio per poi risalire lungo la coscia, fino ad arrivare dove non avrei mai potuto immaginare.Schermata 2019-03-02 alle 09.23.10
Non capivo il perché di tale comportamento.
“Lo sai è il nostro segreto” mi disse con un’aria tranquillizzante e maliziosa.
“No, Don mi lasci stare” gridai.
Mi immobilizzò e con forza mi abbassò lo slip dopo avermi bloccato i polsi, ripetutamente disse: “Stai calma, non è niente”. Avevo un corpicino fragile ed esile, ero ancora una bambina, i seni appena pronunciati. Con forza arrivò al suo intento. Aveva addosso un odore di sudore asfissiante, mentre lui… faceva, io, cercavo con tutte le mie forze di svincolarmi, senza riuscirci, alla fine capii che non avrei potuto fare nulla per impedirgli quello che già, praticamente, stava accadendo… chiusi gli occhi pieni di lacrime e invocai la Madonna: “aiutami!”. Schermata 2019-03-02 alle 09.25.00Non appena riuscii a liberarmi, mi sollevai le mutandine mentre lui diceva, chiudendosi i pantaloni “Non dirlo a nessuno altrimenti caccio di casa te e tutta la tua famiglia”. Piangendo corsi via disgustata, con un nodo alla gola e una sensazione di sporco che mi invadeva, mi estraniava da me stessa.
Arrivai a casa, in bagno, singhiozzando, mi lavai sfregando con forza, con lo stupido intento di togliermi di dosso questa sensazione di schifo, di sporco, di odio.

All’epoca dei fatti, la famiglia di Emma era costituita di 13 persone di cui 8 senza lavoro perché ancora in età scolare. Abitavano in una casa costruita dai volontari delle Opere sociali della Parrocchia su un terreno di proprietà della stessa.

Schermata 2019-03-02 alle 09.22.38Emma aveva appena compiuto 14 anni e per lei era impossibile riuscire a mantenere un segreto così grande, a tacere una condizione di tale gravità. Per cinque mesi, successivamente all’accaduto riuscì a trattenersi, a nascondersi, questo, fino al momento in cui le sue condizioni di salute implicarono un ricovero ospedaliero; fu accompagnata all’Ospedale Civile da suo fratello maggiore con la madre. Dopo essere stata sottoposta ai dovuti esami e accertamenti venne acclarato lo stato di gravidanza al quarto mese avanzato. Fu in questa occasione che confessò ai fratelli e alla madre che il padre del bambino era il Don Pietro Tosi, il parroco di Cornacervina, il parroco del paese, perché non aveva mai avuto altri rapporti. Pensarono di rivolgersi a un avvocato, con l’intenzione di fare causa, ma le minacce di sfratto (la casa in cui viveva la famiglia, numerosa, era della curia) e le difficoltà economiche non permettevano di sostenere le spese legali, per questo motivo rinunciarono.

In preda alla più totale disperazione i famigliari cercarono di chiedere chiarimenti alle autorità ecclesiastiche della zona. La reazione da parte loro fu “Non credo che il parroco abbia commesso ciò di cui lo accusate, permetteteci di dubitare… di non credere. Tuttavia, anche se fosse vero, vi preghiamo di tacere, sarebbe uno scandalo enorme per tutta la diocesi; verrebbe messa a dura prova la credibilità dei nostri sacerdoti. Chiedo la vostra pietà, non il vostro perdono. Se necessario penseremo noi a tutto”.

Schermata 2019-03-04 alle 00.42.35Il fratello maggiore decise di incontrare direttamente il Don e questo, ovviamente, negò sfacciatamente la realtà e ribadì con forza la totale estraneità ai fatti. Manifestò comunque, in quell’occasione e solo il quell’occasione, la sua totale disponibilità a sottoporsi alle analisi necessarie per dimostrare le sue affermazioni.

Nei primi giorni dell’estate del 1981, nacque Erik Zanotti.

Nel 1982 il fratello di Emma, colpevolizzato da Don Pietro Tosi e dalla Curia di Ferrara, fu costretto a sottoporsi al test del DNA. La sua parola contro la loro aveva un peso diverso. Il tutto si risolse, ovviamente, con esito negativo.

Dall’inizio del 1984, su iniziativa ed insistenza del Don, la famiglia subì un’azione giudiziaria che si concluse con lo sfratto arrivato tra febbraio e marzo del 1987… nonostante l’evidente e persistente stato di bisogno della famiglia che, tra l’altro, nel 1983 dovette affrontare la gravissima perdita del padre che, oltre ad essere il più importante riferimento, risultava essere la sola fonte di sostentamento della famiglia.

Gli anni passarono e con grandi difficoltà economiche Erik diventò maggiorenne. Per un senso di riscatto e soprattutto per giustizia personale e nei confronti della madre, Erik volle conoscere il padre e in due occasioni lo incontrò anche in presenza della fidanzata. In entrambe le occasioni il parroco si dimostrò evasivo, innervosito e agitato. In un primo incontro affermò di non sapere nulla, di essere estraneo ai fatti. Infamò nuovamente e disse che, si sarebbe sottoposto alla prova del DNA se e solo se fosse stata un’imposizione ufficiale.

Questo atteggiamento vile, di totale assenza di comprensione e compassione colpì e provò profondamente Erik.

Il parroco, venne così citato in tribunale, ma non si presentò in aula (venne condannato in contumacia). Essendoci una causa legale in corso non poté rifiutarsi di sottoporsi all’esame del DNA. Nell’aprile del 2011 i risultati confermano la paternità del parroco.

Schermata 2019-03-04 alle 09.38.43Dopo il risultato del test del DNA e la sentenza Erik, assieme alla madre, lo incontrò nuovamente , e il parroco disse di aver perso la testa in quel momento, che era stato un attimo di follia, che comunque, successivamente, con la confessione ad un frate carmelitano aveva chiesto perdono a Dio e che ora era in pace con la coscienza. Nonostante la realtà dei fatti, non chiese mai perdono alla madre di Erik. Solamente in una lettera ammise di aver compiuto il fatto.

Per più di 30 anni il parroco pedofilo esercitò il suo ruolo di culto… in una normale attività e gestì la scuola materna di Cornacevina in provincia di Ferrara. La totale indifferenza e impassibilità sulla questione portò Erik a rivolgersi alle più alte autorità ecclesiastiche, le quali, confermarono di non essere a conoscenza della storia e si raccomandarono di non informare nessuno dell’incontro avvenuto.

Schermata 2019-03-02 alle 09.24.25Segui poi la richiesta di Erik al vicario della diocesi di sollevare dall’incarico di prelato, il suddetto parroco con accuse chiare di reati di stupro e pedofilia. La risposta fu “ma sai … lo stupro non è sufficiente e poi lui è vecchio, una cosa del genere lo abbatterebbe, è difficile rimpiazzarlo ci vuole tempo!” per aggiungere inoltre: “ma se lui chiede scusa, lasci perdere? Fai finta di niente? Può bastare? “E finisce dicendo: “Ma tua madre com’era? Era attraente?”.

Finalmente arrivò l’incontro con il vescovo, che gli confermò di conoscere la storia in quanto il parroco gli aveva confessato tutto. Nonostante sapesse che il ruolo di quella parrocchia fosse ricoperto da un prete stupratore ai danni di un’esile ragazzina di 14 anni, decise di non allontanarlo fino al 2012. Nonostante le varie insistenze di Erik il prete venne allontanato solamente perché aveva raggiunto l’età pensionabile.

Schermata 2019-03-02 alle 09.23.53L’intenzione di Erik di riportare il parroco allo stato laicale svanì nel momento in cui, il Vaticano gli disse per il prete non ci sarà nessun processo …morirà prete”. Le richieste di Erik arrivarono sino a all’ex Papa Ratzinger, ma nessun risposta arrivò. Negli anni 80 Ratzinger era prefetto e i vescovi avevano l’obbligo di informare la Congregazione della dottrina per la fede, qualora ci fossero problematiche etiche da parte di preti.

Alla fine di tutto… con una missiva “si ammoniva formalmente il chierico” e “ lo si sollecitava, nei limiti del possibile, ad assumersi, seppur tardivamente, le proprie responsabilità di padre”.

Il parroco finirà i suoi giorni alla casa di riposo locale…dove rimarrà fino al 15 gennaio 2014 e dove morirà nel sonno a 86 anni.

Oggi non è più possibile procedere con una causa, in quanto il reato è caduto in prescrizione, sia per la legge italiana che per il diritto canonico. E questo nonostante la sentenza del settembre 2011 con la quale il tribunale dichiara, grazie all’esame del DNA, che don Pietro Tosi è il padre. Si potrebbe agire con una causa civile per il riconoscimento economico dei danni, ma al momento Erik non ha la possibilità di sostenere i costi.

Non sono mancate anche manifestazioni da parte dell’associazione Ferrara By Night durante l’Angelus a Roma dove i partecipanti, muniti di abiti e lenzuola bianchi e cartelloni con l’hashtag #PapaAscoltaErik formarono una macchia bianca nella folla.

Schermata 2019-03-01 alle 18.40.12Oggi Erik Zanotti è un uomo di 38 anni, felicemente sposato, con una donna, che in questi anni, ha sempre saputo appoggiarlo in questa lotta dignitosa e gli ha dato una figlia che oggi ha 8 anni ed un figlio di 5. Un uomo che ha lottato per dare giustizia a sua madre violentata a 14 anni dal parroco del paese, che lui mai chiamerà papà. Un prete che per quasi 40 anni è rimasto impunito e a contatto con minori. Erik ha pensato di rendere pubblica questa storia sperando che altre vittime trovino il coraggio di fare altrettanto pur sapendo che il percorso è difficile e oneroso.

Emma, dopo anni passati in casa per la vergogna, oggi ha riacquisito sicurezza in sé, grazie alla costanza e fermezza del figlio Erik. Oggi ha un compagno ed è mamma di una ragazza di 16 anni.

PAJA1802171425-SOLO1-EVER_(45)Sconcertato, perplesso e profondamente arrabbiato ho cercato di capire cosa potesse indurre un uomo o meglio una bestia, che all’epoca dei fatti aveva 54 anni (quindi della mia età attuale) a commettere una brutalità simile ad una ragazzina indifesa. Non possiamo neanche parlare di bestia perché le bestie cacciano esclusivamente per appagare il loro istinto di fame e non di sessualità. Una creatura ingenua che vedeva nel parroco la personificazione del Bene, del Rispetto, delle Buone azioni e delle Buone maniere, lo ha visto trasformarsi in mostro e le ha regalato bestialmente l’incombenza di essere responsabile di un eventuale sfratto della propria famiglia già in gravi condizioni finanziarie.

Questi crimini, indipendentemente da chi li commette, devono comunque farci riflettere, non importa lo stato sociale, la posizione personale, famigliare e professionale, il colore della pelle, la cultura e le preferenze sessuali non hanno ragione di esistere e devo essere denunciati.

Se fosse successo ad un insegnante, ad un assistente o a qualsiasi altra persona, non sarebbe stato esonerato dall’incarico? Ma mi chiedo cosa deve commettere un uomo della Chiesa per essere ridotto allo stato laicale, più di quanto abbia fatto Don Pietro Tosi parroco di Cornacevina? “Affermare forse durante la messa che il preservativo è utile?”

Riflettiamo e poniamoci domande e soprattutto… diamoci le buone risposte.

Invito tutti, difronte a fatti vergognosi del genere o simili, a parlare, parlare e parlareil cancro della società è l’omertà e confido ciecamente nell’operato del Papa attuale, Papa Francesco, spero che possa dare veramente una svolta in questo senso, punendo doverosamente chi ha compiuto e purtroppo compirà brutalità simili, indipendentemente dal loro incarico.

Insegniamo quindi ai nostri figli:

  • che il loro corpo è solo loro,
  • che nessuno ha il diritto di toccarlo senza consenso,
  • che qualora vi fossero atteggiamenti che infastidiscono, devono dirlo,
  • a dire “NO” se e quando sentono addosso l’altrui supremazia,

Solo in questo modo riusciremo a sconfiggere poco a poco questi mostri della società.

Amen!

 

3 Comments

  1. Che storia triste, e quanto SCHIFO per questa BESTIA 🤮 credo in DIO ,ma no nei preti ! Ci sarà qualcuno che lo fa davvero per vocazione? Il dubbio rimane! Bravo Pier

  2. Una vergona della societa in generale , che sta proteggendo gli uomini dell’autorita che devono essere gli ospiti dell’ospedale mentale.

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