La riconoscenza di un “Grazie”

Il sentimento della riconoscenza, in ogni tipo di relazione, coinvolge una dimensione di noi stessi molto profonda. Per questo non è semplice prendere coscienza del modo in cui, noi stessi viviamo la riconoscenza e soprattutto… la mancanza di questo importantissimo sentimento.

L’assenza di riconoscenza, soprattutto in ambito lavorativo, resta sempre e comunque uno dei casi più difficili da sopportare. Il riconoscimento degli sforzi fatti e l’investimento della propria persona e dell’impegno nel lavoro e nella vita sono alla base dell’autostima. Riconoscere l’importanza altrui  può avvenire in vari modi… per esempio con:Schermata 2019-04-04 alle 17.43.46

– un ringraziamento

– un complimento

– un incoraggiamento

– un aumento

– un maggior spazio di autonomia

– un più attento valore alla singola responsabilità

La ricerca di riconoscenza è assolutamente naturale. Un saluto non corrisposto in ufficio, quando questo è pieno di colleghi, un “grazie” non detto dopo che si sono passate ore su una pratica molto complessa, i “like” che non arrivano dopo che si è pubblicata una foto da rivista su instagram, ecc… sono cose piccole e semplici ma sono quelle che pongono il dubbio di piacere non agli altri.

Sin da neonati, sentiamo la necessità di essere riconosciuti e per questo crescendo, adottiamo tutti gli stratagemmi per poter essere capiti, distinti e guardati come… unici.

E’ inevitabile ricercare il piacere di sentirsi importanti, amati e degni di essere riconosciuti.

Schermata 2019-04-03 alle 19.38.57Nell’ ambiente lavorativo  le più recenti statistiche fanno emergere che ben il 62% dei lavoratori non si sente pienamente riconosciuto nelle proprie mansioni: alcuni pensano di non essere sufficientemente stimati, si sentono trasparenti… altri addirittura subiscono vere ingiustizie.

È il caso di un padre di famiglia dirigente operaio che dopo un periodo trascorso a casa per una grave malattia, una volta rientrato al lavoro si vede addirittura licenziato.

Questo avvenimento, benché gravissimo e fortunatamente al quanto singolare, mi fa venire in mente la favola dell’asino caduto nel pozzo.

Schermata 2019-04-04 alle 17.35.57Un giorno l’asino di un contadino cadde in un pozzo. Non si era fatto un gran male, ma non poteva più uscirne. L’asino ragliò per ore, mentre il proprietario, infastidito, pensava al da farsi. Finalmente, il contadino prese una decisione crudele: l’asino era ormai molto vecchio e non serviva più a nulla, il pozzo era ormai secco e in qualche modo bisognava chiuderlo. Non valeva la pena sforzarsi per tirare fuori l’animale dal pozzo. Quindi, il contadino, chiamò i suoi vicini, perché lo aiutassero a togliere di mezzo l’ingombrante vecchio asino e seppellirlo vivo dentro il pozzo. Ognuno di loro prese un badile e cominciò a buttare palate di terra che cadevano addosso all’asino.  L’animale non tardò a rendersi conto di quello che stava accadendo fuori dal pozzo: capì di essere perduto e cominciò a piangere disperatamente, rimpiangendo la sua lunga e fedele disponibilità verso il padrone, durata tutta la vita. Però non si diede per vinto. Con gran sorpresa di tutti, dopo un certo numero di palate di terra, l’asino, fermo e quieto sul fondo, preparò la sua vendetta. Il contadino, dopo un po’, guardò verso il fondo del pozzo e rimase molto sorpreso da quello che vide. Ad ogni palata di terra che gli cadeva addosso, l’asino se ne liberava, scrollandosela dalla groppa, facendola cadere e salendoci di volta in volta sopra. In questo modo, in poco tempo, tutti videro come l’asino piano piano era riuscito ad arrivare fino all’imboccatura del pozzo. Poco dopo, appena l’animale si rese conto che poteva uscirne, con un balzo saltò fuori e trottando, emettendo un grosso raglio, si allontanò.

Tutto questo per dire che dobbiamo sempre essere attenti quando doniamo al prossimo il nostro cuore, la nostra esperienza, il nostro lavoro, la nostra disponibilità e la nostra bontà. Perché a volte sono proprio quelli che ti gettono addosso la terra nel pozzo. L’importante è essere sempre positivi, fieri e convinti di quello che facciamo.

Schermata 2019-04-04 alle 17.46.51Alla base di tutto ci dev’essere una giusta dose di auto-riconoscenza, la quale, come dice Patrick Collignon, esperto in materia, può essere incentivata dal:

  • Ricordare qualche momento importante della vita in cui il vostro intervento sia stato determinante ad una soluzione.
  • Ripetersi ogni mattina davanti allo specchio: “Io sono …”
  • Modificare le vostre frasi: “sono stupido” con “sono distratto”, “sono una nullità” con “non sono proprio in forma”, in questo modo il nostro cervello si abitua a formulare frasi costruttive.
  • Fare una lista, ogni sera, delle tre cose positive svolte durante la giornata, anche se la giornata non è state particolarmente esaltante, comunque ci sarà stato qualcosa di positivo.

Vi invito quindi ad essere spontanei e sereni, a salutare, a complimentarvi, a ringraziare, a fare gli auguri con una telefonata e non con un sms, ad incoraggiare, a dare fiducia, ecc…

Date, donate ed elargite riconoscenza… aspettate fiduciosi, oppure, no, non aspettate… così, quando arriverà sarà ancor più grande l’effetto positivo

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Ricordatevi comunque sempre che:

  • l’invidia porta ad una mancanza di riconoscenza dovuta ad ignoranza e maleducazione.
  • un semplice “grazie” non costa niente, ma il suo valore è immenso e il suo ricordo lo è ancor di più
  • un sorriso di compiacimento, un ammicco di condivisione e di comprensione… piccole cose di assoluto ed inestimabile valore!

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