Ivan Cattaneo, il cantante-pittore “spiritual punk”

“Chi non ha ballato negli anni ’80 le cover riarrangiate di questo artista “a tuttotondo” dalla personalità vivace e dall’alto senso di ironia e umorismo?” mi chiedo.

“Ho avuto l’onore di intervistarlo per entrare meglio nel mondo di una icona della musica di quegli anni e non solo.”

E così …

Nasco come cantautore negli anni ’70 e ho successo negli anni ’80 con pezzi degli anni ’60. Sono quindi totalmente trasversale, atipico davvero, un alieno, nel senso che, in questo atipico mondo, è venuta a nascondersi la vera motivazione musicale per cui ero nato. Mi ha fatto piacere il successo come interprete, naturalmente, ma penso che ci sia ancora una parte di me, quella più vera che la massa ancora non conosce” così mi riferisce Ivan Cattaneo.

Un artista con la A maiuscola, che ha trascorso la sua vita nell’arte, nella musica e nell’anticipazione di mode e di tendenze. Un successo, il suo che si è concretizzato anno dopo anno, fino ad entrare per mesi nelle classifiche ufficiali e nelle più importanti trasmissioni degli anni ’80.

Della schiettezza ne ha fatto la sua forza, sbattendo in faccia ai perbenisti il suo modo di essere e rivendicando sempre i diritti delle persone omosessuali.

Agli inizi degli anni ’60 gli omosessuali erano “mostri” e secondo i ben pensanti dovevano cambiare la loro identità. Così la madre nella sua ingenuità rivolgendosi al medico della mutua disse “mio figlio è un uomo sensuale”. Andò a finire che Ivan, ancora in età adolescenziale venne rinchiuso in un ospedale neuropsichiatrico, dal quale ne uscì dopo aver dichiarato e sottoscritto di essere completamente “guarito”. Decise in seguito che non avrebbe mai più affrontato quel discorso con nessuno. Ma già alle elementari esattamente il primo giorno di scuola venne bullizzato dalla maestra davanti alla classe esclamando: “guardate che femminuccia, con una bambolina! Vergogna!

Ed oggi non volendosi identificare in una icona gay ha dichiarato:

 “Sono stato, volente o nolente, un modello. Incontro tanta gente che mi ringrazia per avergli dato la forza di uscire dal proprio guscio. Purtroppo però la maggior parte delle icone gay sono poi le prime ad odiare i gay stessi”.

Nato a Bergamo il 18 marzo 1953, Ivano Cattaneo proviene da una famiglia di umili origini. Nel 1965, a 12 anni, partecipa ad un casting a Bologna per il programma televisivo Zecchino d’Oro cantando “Lui” di Rita Pavone e a soli 15 anni prende parte al Festival degli Sconosciuti di Ariccia.

“Ho iniziato prima con la pittura – afferma. I professori delle medie, riconosciuto il mio talento, mi hanno incoraggiato a frequentare il Liceo artistico, cosa che ho fatto, diplomandomi con il massimo dei voti. Avrei potuto continuare la carriera artistica, insegnando nei licei ma, essendo una testa calda, sono partito per Londra a conoscere tutti i grandi personaggi musicali dell’epoca: Mark Edwards, David Bowie, Cat Steven, Marc Bolan, il fotografo David Bailay e il pittore Francis Bacon”. Nel periodo in cui frequentava il liceo artistico Ivan si dedica all’apprendimento della chitarra e allo studio della musica, facendo blues assieme a gruppi locali.

“Sono andato a Londra una prima volta nel 1971, poi ci sono tornato nel 1977 quando era appena esploso il punk. Vivere a Londra nel 1971 e 1972” – disse nel 2015, in un dialogo con faremusic.it – “significava cambiare completamente la mia vita e darle tutto quel coraggio di cui aveva bisogno per emancipare nella mia lotta personale, estetica e politica. Avevo la necessità di sentirmi diverso dai modelli antichi troppo presenti che ancora c’erano nella società di allora, specialmente in Italia.”

Fino all’età di 18 anni Ivan cattaneo abita a Pianico, un paese prossimo al Lago d’Iseo.

Dopo l’esonero dal servizio militare per la sua “stravaganza” nel 1975 incide il suo primo album UOAEI con l’etichetta indipendente Ultima Spiaggia grazie alla conoscenza di Nanni Ricordi. Ivan lo ricorda così:

“Fu un uomo di larghe vedute, un libero pensatore che sapeva riunire i più disparati linguaggi artistici: non era raro, infatti, che nel suo salotto si riunissero attori, cantanti, pittori, direttori d’orchestra, in un pot-pourri artistico che arricchiva tutti.” e continua “Avevo 21 anni quando, una sera, Nanni Ricordi andò alla Scala senza portarmi con sé. Rimasi a casa sue e mi addormentai finché, ad un certo punto, sentii un trambusto in cucina. Feci capolino e Nanni mi disse: «Vieni, fai sentire ai miei amici come canti». Mi trovai di fronte Leonard Bernstein e Maria Callas! Cominciai a canticchiare tremando, mentre la Callas rideva a più non posso, imitando i miei gorgheggi. Mi vergognavo da morire ma fu un’esperienza bellissima che non dimenticherò mai”.

Partecipa quindi nel 1976 al Festiva del proletariato giovanile rivendicando i diritti degli omosessuali. Nel 1977 presenta l’album ironico Primo, secondo e frutta (Ivan compreso) che include Maria Batman arrangiato da Roberto Colombo, la sua prima hit.

L’anno dopo lo chiama il direttore della RCA, colui che lanciò la Pavone, Morandi e Dalla, chiedendogli di consigliare un look per una ragazzina con una voce fantastica, che doveva partecipare al Festival di Sanremo. Le fece tagliare i capelli e la vestì da uomo punk trasferendo su di lei quanto appreso a Londra. Il brano Un’emozione da poco fu un successo e fu l’inizio della grande carriera di Anna Oxa.

Nel 1980 dopo aver concluso il rapporto con la casa discografica Ultima Spiaggia, presenta il suo primo singolo Polisex un brano molto ascoltato e con ottimi giudizi dalla critica. Ed è nel 1981 che con l’album 2060 Italian Graffiati presenta un sound fresco ed innovativo, che combina elementi rock, new wave e pop elettronico abbinato ad una ventata di eccentricità e originalità per la scena musicale italiana: più che concerti, vere performance teatrali e tanto stile personale e provocatorio. Ricordiamo il rifacimento di Una zebra a pois di Mina e Nessuno mi può giudicare di Caterina Caselli. L’anno dopo ritorna al cantautorato proponendo Ivan il terribile. Assieme a Caterina Caselli e Red Ronnie crea a Rimini il Bandiera Gialla dove ripropone altre cover degli anni ’60. Deluso del mondo della discografia e della televisione che lo stava identificando solamente come interprete di vecchie canzoni di successo, decise di rompere con la CDG e di ritirarsi dalla carriera musicale. Prima però pubblica nel 1986 Vietato ai minori.

Nel 1992, ha pubblicato l’album Il cuore è nudo…e i pesci cantano, che anticipava il genere Drum & Bass e trattava del suo rapporto con il maestro indiano Osho. “É stato un grande filosofo, un grande religioso, una persona che mi ha insegnato molto, ma ad un certo punto i maestri vanno abbandonati perché se guardi il sole e un’altra persona si mette di mezzo, questa altera la tua visione”, e aggiunge “Quindi è importante avere una guida ma poi bisogna proseguire con la propria anima, con la propria intuizione spirituale.

Negli anni successivi Ivan Cattaneo si è dedicato a progetti artistici multidisciplinari come ZOOcietà DUEOOO. Il progetto includeva musica, danza, poesia e arte, ma non è stato mai completamente realizzato.

Ha sperimentato diversi ruoli nel campo artistico, alternando la sua attività di cantante e musicista a quella di pittore e artista multimediale.

I suoi dipinti sono facilmente riconoscibili per il modo in cui rappresenta i volti che sembrano frammenti. Spesso, su un volto senza forma, Ivan aggiunge pezzi di occhi, naso o bocca che danno la sensazione di provenire da altre parti, creando così una nuova identità composta da più identità.

“Vale la pena di spiegare un attimo la mia arte – racconta. Si tratta della pittura che si rimangia ed ha una rivalsa sulla fotografia, affinché l’uomo torni ad essere non più prosa ma poesia. Ed è quello che fanno in certi riti religiosi le popolazioni Huli in Papua Nuova Guinea e gli Hanomami in sud America. Questi indigeni si colorano il viso, mettono le piume, insomma, usano l’arte per ricostruire la loro immagine. Certo, lo fa anche la “segretaria perfettina” quando si trucca per rendersi accettabile alla Società, anche se in maniera molto più “civile” ed edulcorata. Queste popolazioni, invece, lo fanno in modo più incisivo e potente, perché vi includono un sentire religioso. È ciò che faccio anch’io nei miei dipinti. Ecco che questi occhi – che sono il fil rouge di tutti i miei quadri – vengono rimangiati, riassorbiti da volti pittorici che non sono più né uomini né donne, che non hanno sesso come gli angeli ma appartengono al mondo dei sogni”.

L’uso dei colori accesi è veramente il filo conduttore delle sue opere.

“Il colore è tutto e niente perché, alla fine, nella vita di tutti i giorni mi vesto sempre di nero! – spiega. Ad ogni modo per me il colore è arte perché è quello con cui mi posso esprimere, dare un’emozione vera. Anche la forma è importantissima, per come la assembli e la crei. Personalmente non amo le forme troppo elaborate di genere barocco, mentre mi interpellano quelle stilizzate, sul genere delle sculture africane che ispirarono il cubismo a Picasso. Mi piacciono perché vi riconosco una sintesi veramente formale, molto rivoluzionaria ancora oggi. Quanto alle bocche e agli occhi devo fare un appunto. Alle prime, ultimamente ho un po’ rinunciato perché, tutto sommato, sono un elemento molto carnale e terreno, che si fa con poco. Gli occhi, invece, sono davvero lo specchio dell’anima ed hanno tutti questi riflessi che li fanno assomigliare a delle galassie”.

Nel frattempo, Ivan pubblica singoli come Love is love nel 1996 e recita come protagonista nel film KK Kairos & Kronos – Il tempo delle emozioni nel 1999.

Nel 2002 ha inaugurato una mostra d’arte e ha partecipato al musical Joseph e la strabiliante tunica dei sogni.

“Faccio musica come il pittore dipinge la sua tela, cioè assolutamente solo, senza passaggi post-produttivi attraverso miriadi di mani estranee, arrangiatori, musicisti, discografici, tecnici del suono, programmatori elettronici. Mi ha sempre infastidito essere considerato solo un cantante, in realtà sono uno che ama manipolare, filtrare, riunire sempre i vari linguaggi artistici. Oggi la chiamano multimedialità.”

Ha anche preso parte a programmi televisivi come Music Farm e L’isola dei famosi.

Dopo tredici anni di silenzio discografico, nel 2005, Ivan ha pubblicato l’album Luna presente, che segnava il suo ritorno come cantautore. Negli anni successivi, ha continuato a esibirsi dal vivo, realizzando cover di brani degli anni ’80 e partecipando a diversi progetti musicali e teatrali.

Nel 2011, è stato autore del brano Abbaio alla luna per Al Bano e nel 2011 la Warner Music Italia ha pubblicato un cofanetto contenente i suoi cinque album precedenti.

A fine agosto del 2014, la Sony Music ha pubblicato il digi pack A qualcuno piace Ivan!, che contiene la ristampa dei primi tre album di Ivan Cattaneo e i singoli incisi tra il 1976 e il 1978. Sempre nel 2014, ha anche recitato nel film Sexy shop di Maria Erica Pacileo e Fernando Maraghini ed ha ricevuto il FIM Award Premio Italia alla Carriera durante il FIM, la Fiera Internazionale della Musica, a Genova. Ha partecipato al musical Jesus Christ Superstar nel quarantennale dalla prima dell’opera e ha pubblicato un doppio album tributo intitolato Un tipo atipico#tributoivancattaneo nel 2015. L’album includeva ventinove artisti che reinterpretavano il suo repertorio. Il progetto presentato in occasione del quarantennale di carriera di Ivan ha avuto il riconoscimento dalla critica musicale e il ricavato è stato devoluto in parte ad Amnesty International. Nel 2016 gli conferiscono la targa Amnesty e il Premio Bruno Lauzi canzone d’autore.

Dal 2018 al 2021, Ivan ha partecipato alla terza edizione del reality show Grande Fratello VIP e ha pubblicato il singolo Iceberg dopo otto anni di silenzio discografico. Ha collaborato con Alessandro Orlando Graziano nel brano Nuova era e ha scritto il brano La carezza che mi manca per Patty Pravo. Nel 2019 ha presentato la trasmissione televisiva C’era una volta il musicarello su Rete 4.

Dal gennaio 2019 è diventato testimonial ufficiale dei City Angels. Nel settembre 2020 è stato pubblicato l’inedito postumo di Giuni Russo intitolato La forma dell’amore, accompagnato da un videoclip registrato da Ivan stesso nel 2003.

Nel novembre 2020 ha scritto la prefazione del libro di Joyello Triolo intitolato Cover and over again. Nel giugno 2021 è uscito il suo nuovo lavoro intitolato Polisex (40th Anniversary)” che contiene dieci versioni del celebre brano “Polisex” per celebrare i quarant’anni dalla sua uscita.

Ivan Cattaneo è convinto che la giovinezza derivi dall’atteggiamento verso la vita piuttosto che dall’aspetto esteriore. “La giovinezza non è una questione di volto, perché uno può fare tutti i lifting che vuole ma rimane quello che è. Giovinezza è l’atteggiamento che si ha verso la vita, lo spirito con cui la si affronta. Io ho avuto sempre un approccio molto infantile e questa cosa mi ha salvato”

Ma il messaggio di Ivan che sta alla base di tutto il suo essere è la scoperta di sé e l’amore per sé stessi, fondamentali per rimanere fedeli a sé stessi in un mondo pieno di distrazioni.

Ecco Ivan Cattaneo, il suo stile eccentrico e provocatorio, la sua passione per la musica e la sua capacità di reinventarsi costantemente, ne fanno di lui un artista unico a 360°.

Il Vangelo secondo Cattaneo:

“Il ruolo principale è creare, scrivere canzoni e dipingere. Il resto è vetrina, esposizione, partecipazione, coinvolgimento. Il cuore è nel creare.”

“Non c’era niente di calcolato in me, mi vestivo così perché mi piaceva. Arrivavo da Londra, avevo conosciuto i primi movimenti gay, era tutto per me molto inconsapevole. Non volevo fare il diverso, ero me stesso. Era una scelta di vita che arrivava dalla cultura underground.”

“Ero sorpreso quando mi davano dello strano, soprattutto quando diventai famoso, pensavano fosse per prendere in giro la gente, una maschera. Invece era la mia vita, io non potevo essere altrimenti.”

“Cantare bene non è assolutamente un’arte! È piacevole, è un buon conduttore di emozioni, ma non è arte; gli artisti veri sono quelli che inventano, che creano qualcosa di nuovo.”

“Voglio fare musica e arte che rimanga nel tempo. Sarò presuntuoso, ma se non ragiono e intendo così la mia vita e il mio modo di essere, prima o poi tornerei ad esaurirmi e a perdere la stima di me stesso.”

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