Oggigiorno la musica digitale ci accompagna in ogni momento della giornata nelle forme più svariate: le sonerie dei cellulari, gli mp3 tascabili, i lettori Cd, gli impianti stereo con l’ingresso usb, le piattaforme musicali Spotify, Deezer, Napster. Una musica quasi scontata e di facile accesso immediato.
Sappiamo però che ogni epoca ha sempre una sorta di nostalgia del passato.
Per quanto riguarda il modo di ascoltare la musica cosa rimpiangiamo?
Ricordiamo con nostalgia la piacevole sensazione di estrarre il disco in vinile dalla busta, il profumo della confezione appena stampata (a volte una vera opera d’arte), il fruscio della puntina che si appoggia sul solco e la soddisfazione di allietare le nostre orecchie con un suono caldo, avvolgente e naturale.
In questi ultimi anni assistiamo, con sorpresa, ad un notevole aumento delle vendite di questo supporto musicale, fino a quasi il 52%, stando alle recenti statistiche: un boum incredibile.
Non a caso la multinazionale Sony ha fatto sapere che dal prossimo anno aprirà un nuovo stabilimento per la produzione di dischi in vinile.
Ma cerchiamo di capire il motivo di questo fenomeno.
Era il 21 giugno 1948 quando vennero lanciati sul mercato negli Stati Uniti i primi dischi in vinile. Questi rispetto ai precedenti 78 giri avevano un solco meno profondo e giravano ad una velocità più bassa (33 giri) permettendo di contenere fino a 30 minuti a facciata. Questo nuovo supporto nel giro di pochi mesi fu accettato dal mercato e il primo LP (long playing) in Italia fu il “Concerto per Violini in mi minore” di Mendelssohn.
Fu così che tutti gli artisti si orientarono verso il disco nero, poiché permetteva non solo di registrare più brani, ma di ridurre i costi d’incisione.
Esattamente 9 mesi dopo la RCA presentò il suo primo 45 giri.
Siamo nel 1970 quando il vinile inizia a trionfare e nel 1981 fu l’anno d’oro a livello internazionale.
Nel 1982 il Giappone presentò il primo compact disc, aprendo così le porte alla musica digitale e spazzando via quasi definitivamente il vinile. Nel 2005 raggiunse il livello più basso mai ottenuto. Nonostante i livelli bassi non uscì mai dal mercato discografico. Dal 2016 la riscoperta, le vendite iniziarono ad aumentare fino ai giorni nostri e raggiungendo il 6% del mercato discografico.
Ma come si spiega questo cambio di tendenza in questi ultimi anni?
Direi che la risposta sta nel fatto che il vinile rappresenta un oggetto di culto e una nostalgia. Un ascolto scelto e mirato: ci si sdraia sul divano davanti a due altoparlanti senza avere la possibilità di fare zapping da una canzone all’altra o da un artista all’altro. Il suono non è, certamente, lo stesso del digitale, ma è più caldo e l’imperfezione ne fa la sua caratteristica unica.
Da un punto di vista decorativo non dimentichiamo che il giradischi con le casse integrate rimane sempre un bell’oggetto di arredamento, così come i numerosi vinili tutti colorati allineati sulle librerie.
Alla luce di quanto scritto vi ricordiamo che ci sono comunque dei vinili che fanno parte della storia della musica internazionale e che non devono certo mancare nella libreria.
ABBEY ROAD dei BEATLES
BLONDE ON BLONDE di BOB DYLAN
ELECTRIC LADYLAND di JIMI HENDRIX
BREAKFAST IN AMERICA – SUPERTRAMP
MAN MACHINE dei KRAFTWERK
RANDOM ACCESS MEMORIES dei DAFT PUNK
STICKY FINGER dei ROLLING STONES
THE DARK SIDE OF THE MOON dei PINK FLOYD
THE VELVET UNDERGROUND & NICO dei THE VELVET UNDERGROUND
ZIGGY STARDUST di DAVID BOWIE
Sarà comunque la voglia di ritornare a spulciare nei mercatini o di riscoprire abitudini in disuso o di conoscere le origini della musica che ci riportano a rivalutare questo fantastico supporto musicale.
Sono d’accordo
Oltre ai ricordi, che fanno sempre piacere, noi l’abbiamo messo in taverna
Piatto, equalizzatore, cassetta stereo 7 e radio
Ogni tanto lo accendiamo
Gli LP, come si chiamavano ai tempi, li abbiamo ancora tutti, dai bee gees ai queen ecc ecc
Grazie per la testimonianza che condivido.